TERMINI FOTOGRAFICI

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lunghezza focale

La lunghezza focale dell'obiettivo è quel numeretto in "millimetri" che trovi indicato sugli obiettivi. Lo trovi lateralmente o anche davanti.

Probabilmente il tuo obiettivo, quello che ti hanno dato in dotazione con la fotocamera, ha un'indicazione tipo 18-55mm o simile.

Ma che cosa indica?

  • un numero più basso indica un ingrandimento minore;
  • un numero più alto indica un ingrandimento maggiore;

Compreso questo puoi successivamente tenere in considerazione che:

  • un numero più basso indica un obiettivo più corto e leggero;
  • un numero più alto indica un obiettivo più lungo e pesante;

Di conseguenza se disponi di un obiettivo con focale 18mm e successivamente lo cambi con un obiettivo di focale 55mm ti ritroverai un'immagine molto più ingrandita rispetto alla precedente: più del doppio.

Anche l'obiettivo sarà ovviamente molto più grande ed ingombrante.

Un obiettivo co focale 18mm di solito è più piccolo e leggero di un obiettivo con focale 50mm.

Hai presente gli obiettivi che vedi usare dai fotografi agli stadi di calcio alla TV o alle dirette delle Olimpiadi? Ecco... quelli sono obiettivi con focali dai 500mm ai 600mm, per questo motivo sono così grandi ed ingombranti .

L'obiettivo in dotazione come il 18-55mm di cui ho accennato prima indica che la tipologia di ottica permette di passare dalla focale di 18mm a quella di 55mm, hai quindi modo di "ingrandire" progressivamente l'immagine. Questo obiettivo si chiama "zoom".

IL SENSORE APSC - FULLFRAME - MFT

Sentirai spesso persone parlare di sensore APS (o APS-C), FullFrame oppure MFT (oppure detto anche micro 4/3).

In sostanza è bene sapere che non esiste solo un formato e dimensione di sensore digitale in commercio ed installato nelle fotocamere, ma ne esistono di vari tipi e quelli che ti ho indicato sono i più comuni.

Il sensore FullFrame è grossomodo un sensore digitale delle stesse dimensioni della pellicola che si usava un tempo, ma inizialmente costava molto produrre questo tipo di sensori, quindi ne hanno creati di più piccoli come:

  • il formato APS-C
  • il formato MFT (Micro 4/3)

Il formato APS-C è una copia più piccola del formato FullFrame, quindi mantiene le stesse proporzioni in larghezza ed altezza (rapporto 3:2).

Essendo stato il formato preferito e sviluppato agli albori della diffusione delle fotocamere digitali, attualmente è ancora il formato più diffuso sulle fotocamere digitali a partire dalle reflex e mirrorless base.

Il formato MFT (Micro 4/3) oltre ad essere più piccolo del formato FullFrame, ha anche una proporzione diversa tra larghezza ed altezza (appunto un rapporto 4:3 dal quale trae il nome).

È assolutamente importante che tu sia consapevole del tipo di sensore di cui è dotata la tua fotocamera digitale, perché questo determina tutti i ragionamenti successivi che dovrai fare nella scelta degli obiettivi.

Il fattore di moltiplicazione

Questo è un'altro di quei termini che viene usato molto in fotografia e nei quali sarai sicuramente incappato perché si tratta di una conoscenza tecnica basilare.

Poco fa ti ho spiegato cos'è la lunghezza focale, quel numeretto in "millimetri" indicato nell'obiettivo, ma ora devi sapere che il tipo di sensore va ad influenzare la lunghezza focale effettiva.

Se per esempio vai ad utilizzare una focale di 50mm sulla tua fotocamera reflex dotata di un sensore APS-C, la focale effettiva apparente non è 50mm, bensì 80mm.

Sarebbe più corretto dire che si tratta di una differenza di "angolo di campo inquadrato", ma per prassi si preferisce esporre il concetto basandosi sulla "focale apparente".

Questo succede perché il sensore APS-C, essendo un po' più piccolo, riesce a catturare una porzione più piccola della scena inquadrata dall'obiettivi, e per questo risulta apparentemente più ingrandita.

A parità di focale le foto fatte con le APS-C sembrano "ingrandite di più"

Al lato pratico significa che hai un in ingrandimento maggiore e per rendere "comprensibile" questa cosa si è definito il "fattore di moltiplicazione", ovvero un calcolo che rendere facile determinare qual'è la focale effettiva apparente.

  • Per le fotocamere Canon basta moltiplicare il numero sull'obiettivo per 1,6
  • Per le fotocamere Nikon/Pentax basta moltiplicare per 1,5
  • Per le fotocamere Olympus/Panasonic che usano il formato 4/3 si deve invece moltiplicare per 2

Devi comunque tenere in considerazione che non ti accorgerai mai di questa "differenza" fin tanto che usi sempre la stessa tipologia di fotocamera.

Se usi sempre fotocamere con sensore APS o Micro 4/3 (che mediamente costano meno di una fotocamera con sensore FullFrame) non ci farai caso.

Le cose cambiano se però ad un certo punto deciderai di acquistare una fotocamera con sensore FullFrame; in questo caso ti renderai subito conto che gli obiettivi che usavi prima danno un ingrandimento minore e questo è dovuto al fattore di moltiplicazione che viene a mancare nelle fotocamere con sensore FullFrame.

Ovviamente devi tenere a mente questo fattore di moltiplicazione quando magari vai a discutere e confrontarti con altre persone e fotografi.

L'angolo di campo

Anche se questo termine viene tirato in causa principalmente da tecnici della fotografia, è bene conoscerne il significato e a cosa si riferisce.

Oggi obiettivo ha un suo angolo di visuale (permette in pratica di ottenere una determinata prospettiva) e generalmente questo angolo di visuale è maggiore man mano che diminuisce la focale in millimetri.

Un maggiore angolo di visuale permette di vedere vedere e catturare "molte più cose" con un unico scatto, ma per contro queste saranno molto piccole.

Un minor angolo di visuale riduce la visione a pochi elementi, ma questi saranno molto più grandi e dettagliati nel fotogramma ottenuto.

Ma è veramente importante conoscere l'angolo di visuale (o prospettiva)?

Beh... non voglio sminuire l'aspetto tecnico, ma ad essere sinceri forse i fotografi identificano il tipo di obiettivo e hanno idea della prospettiva che andranno a catturare ragionando sulla focale e non sull'angolo di campo.

In altre parole:

  • un fotografo paesaggista che vuole catturare con la sua fotocamera molto più territorio possibile in un unico scatto, tenderà a preferire gli obiettivi con angolo di campo elevato e questo si ritrova negli obiettivi grandangolari (arrivando fino ai fisheye, obiettivi che catturano un angolo di campo pari a 180°).
  • chi fa fotografia naturalistica invece magari ha la necessità di avere un angolo di campo molto ridotto perché vuole concentrare la visuale dello spettatore in un unico elemento molto dettagliato. Per questo motivo questo tipo di fotografo tenderà a preferire i teleobiettivi.

L'apertura

Quando si parla di apertura si fa sempre riferimento al diaframma dell'obbiettivo

Il diaframma, che si trova all'interno dell'obiettivo, ha il compito di regolare la quantità di luce che arriverà al sensore.

Il diaframma può essere impostato ad un'apertura molto piccola o molto grande e questo si regola tramite i valori diaframma che imposti tramite la tua fotocamera quando scatti in modalità manuale o in priorità di diaframma.

  • Un'apertura molto ampia permette, ovviamente, di far passare molta già luce che arriverà al sensore.
  • Un'apertura molto piccola farà passare molta meno luce.

I valori di apertura del diaframma sono identificati con dei numeri che di fatto sono un rapporto: ad esempio se nella tua fotocamera imposti 2.8 oppure 5.6 sta a significare che hai impostato un'apertura pari a f/2.8 oppure f/5.6.

Ora devi stare molto attento/a a quello che andrò a dirti: è molto importante che tu sia consapevole e ricordi che un valore BASSO del diaframma sta ad indicare un'apertura grande mentre un valore ALTO del diaframma sta ad indicare che il diaframma è molto chiuso.

Ad esempio il valore 2.8 rispetto al valore 5.6 sta ad indicare che il diaframma è molto più aperto e lascia passare molta più luce.

Non devi in pratica incappare nell'errore di credere che un valore più alto del diaframma stia ad indicare, come la logica ci tende ad insegnare, che il diaframma sia più aperto e faccia passare più luce.

Ma perché complicarsi la vita in questo modo e non definire uno standard di misurazione diverso?

In realtà c'è una motivazione tecnica dietro, infatti il rapporto è universale e vale a prescindere dall'obiettivo che vai ad utilizzare.

Qualsiasi obiettivo, anche se diversi tra loro, se aperto ad una apertura f/4, farà passare la medesima quantità di luce, a prescindere se si tratti di un grandangolare, teleobiettivo o zoom.

Obiettivi fissi e zoom

Spesso incapperai in discussioni dove delle persone sostengono che gli obiettivi "fissi" sono meglio degli "zoom" e vice versa.

Gli obiettivi fissi sono quelli che, di fabbricazione, permettono di avere una sola focale (per questo motivo viene indicata come "fissa").

Gli obiettivi zoom, come quello di cui sei in possesso molto probabilmente, permettono invece di variare la focale da un valore minimo ad uno massimo.

L'esempio più comune è il classico zoom 18-55 dato in dotazione con la fotocamera che hai acquistato.

Di solito gli obiettivi "fissi" hanno tra le loro caratteristiche la maggiore compattezza, dovuto sopratutto al fatto che disponendo di una sola focale sono stati costruiti per le dimensioni necessarie a gestire quella focale, e anche una migliore qualità ottica dovuta dal fatto che gestendo una sola focale non dispongono di tante lenti quante quelle presenti in un obiettivo zoom.

Nel lato pratico ormai gli obiettivi zoom hanno raggiunto un tale livello ottico che il vantaggio qualitativo viene un po' meno, ma rimane pur sempre il problema degli ingombri e peso che fanno a tanti preferire ancora oggi gli obiettivi fissi.

Ci sono infine degli obiettivi zoom che io sconsiglierei di adottare, ovvero quegli obiettivi come un 18-300mm o 18-200mm che all'apparenza sembrano essere la soluzione ideale per poter fare "tutto", ma nella realtà pratica hanno un sacco di limiti perché - in fotografia come in tanti altri ambiti - non esiste l'oggetto che ti permette di fare tutte le cose bene.

Il micromosso e lo stabilizzatore

  • Il microcosmo è un effetto negativo che si riscontra nelle immagini quando non si usa un tempo di scatto sufficientemente veloce.

Quando fai una fotografia devi impostare (o lo fa la fotocamera in base al tipo di "metodo di scatto" che hai impostato) tra i vari parametri il TEMPO DI SCATTO, ovvero per quanto tempo la fotocamera deve registrare la scena.

Immagina di fotografare una macchina di formula 1 in corsa:

  • se fai una foto con un tempo di scatto di 5 secondi ovviamente non potrai mai catturarla nel modo corretto e ti ritroverai una foto con una macchia colorata che non si capisce bene di cosa si tratta;
  • se imposti un tempo di scatto di 1 millesimo di secondo invece avrai buone probabilità di catturare la scena nel modo corretto.

Il micromosso lo riscontri quando magari "sei convinto/a" di aver usato un tempo di scatto sufficientemente veloce in fase di scatto, ma poi guardando la foto al computer ti rendi conto che l'immagine è leggermente mossa: questo è il micromosso (ovvero una situazione dove il mosso è talmente minimo che inizialmente non ci avevi fatto caso).

L'occhio umano in questa situazione non riesce generalmente a percepire che l'immagine è leggermente mossa (fintanto che non vai ad analizzare la foto al computer ingrandendo i particolari al 100%) ma percepisce che qualcosa non va.

In genere il micromosso viene percepito come una leggera perdita di definizione dell'immagine, in pratica viene percepita come leggermente sfocata.

Il micromosso può essere causato da due fattori:

  • la velocità dell'oggetto fotografato (spiegato prima con un esempio)
  • il fatto che non tieni sufficientemente ferma la macchina (a mano libera) in base al tempo di scatto usato.

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